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Autore GIARDINI IN AUTUNNO di Otar Iosseliani
Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 18-11-2006 14:40  
Prendiamo l’esperienza interpersonale che ognuno può accumulare nel corso degli anni. Dalla neutralità dell’approccio individuale alla socialità si può cogliere come ognuno attui una simile, per non dire eguale, formalizzazione dei rapporti con il prossimo. Il bebé perché distillato dalla vivacità tipica della sua età, urla e scalcia con chiunque lo tenga in braccio, sia che esso sia il padre, sia invece un importante ministro. Allo specchio quindi due metodologie classiche dell’interindividualità, una ancora incorrotta, spontanea ed indiscriminante, l’altra corrotta, forzata e discriminante. L’individuo subisce quindi un passaggio, una mutazione comportamentale votata al discernimento di ogni rapporto che si intrattiene con ogni altra persona. Il caso di Vincent è proprio questo, quello di un uomo sulla soglia dei cinquant’anni, che, dalla carica di ministro rivestita fino a poche ore prima, viene proiettato improvvisamente verso una dimensione di totale annientamento delle barriere della convenzione sociale e delle frustrazioni scaturire dai troppi condizionamenti. Un processo all’inverso potremmo dire, dell’assunto iniziale, che instaura una logica di “ritorno alle cause”, piuttosto che agli “effetti” della realtà sociale dipanatasi. Ne prende le distanze Vincent, infatti, viene allontanato in seguito ad un rivolta del personale operaio sceso in piazza, e prontamente sostituito da un nuovo neo cinquantenne impacciato e meno disinvolto del previsto, che addirittura chiede consigli alla madre sulle decisioni da prendere. Vincent è invece libero, adesso, di camminare per strada senza essere fermato, se non per essere insultato dagli automobilisti o venire immortalato dai fotografi. Lui che non è più ministro ripercorre la via di casa, abbandonata ormai da anni, e ritrova per la strada i vecchi amici fermi al bar o diventati rabbini, notevolmente cambiati. Paradossalmente delle cose che ha lasciato non si deve minimamente preoccupare, gli “effetti”, le amanti, i quadri appesi al muro sono solo un ricordo, casa sua letteralmente occupata da immigrati invece no. Il presente pedinato ha ancora una valenza importante nel cinema, quanto il (neo)realismo dei tempi che lo permette. Vincent si stanzia così in un vano segreto situato dietro la biblioteca, apribile con il semplice gesto dello spostamento di un manuale. Come in una vecchia science fiction lo scienziato tiene ben nascosto il proprio studio e i propri strumenti, così Vincent si dedica questa piccola camera dei passatempi, dove tiene un piano e qualche altro ninnolo a cui è particolarmente affezionato. Pressappoco un ritorno all’età infantile, dove nella camera dei giochi si poteva passare il tempo, lontano dall’oberata frenesia tipica dell’età adulta. Così Vincent trova un suo rifugio fisico, una cantina dove andare a strimpellare Schubert, rintracciabile qui e là nell’estrema amusicalità di cui l’opera è pervasa. Luci diurne, rumori d’ambiente, estrema solarità della messa in scena che permette l’addentramento in una dimensione più propriamente su scala umana, esentata cioè dai rigori lavorativi e dai comportamenti predeterminati. Catapultati in questo ambiente sociale a noi ed al protagonista pressoché nuovo, aderiamo ad una nuova concezione del rapporto umano a noi del tutto nuova, mentre al protagonista no. Condotta infatti, guidata dal tatto e tocco sapiente di Iosseliani, questa figura assume connotati sempre meno convenzionali, una volta apertasi a questo caldo e avvolgente mondo di amicizie ritrovate. La madre ha una funzione catalizzante per il suo ricongiungimento con la vita di tutti giorni, banale e metodica quotidianità in grado però di concedere attimi, gocce di alticcia felicità conviviale (alla maniera del compatriota Konchalovsky), importanti per il rilassamento della nutrita esperienza umana. Costui che ha perso tutto da un giorno all’altro, ha però anche appreso di punto in bianco la facoltà di ricominciare a vivere, riprendere le redini di una fino ad allora monolitica e rigida esistenza amministrativa.
Iosseliani vuole dilatare il concetto, fagocitarlo da tante campane umane, ognuna delle quali capace di elargire perle di saggezza dal valore inestimabile. E tutto ciò nella più mite naturalezza espressiva, spavaldamente in pace col mondo e con sé stessa. Iosseliani fa uso delle molte panoramiche, infatti, per rendere lessicalmente al meglio questo senso di fluidità esistenziale, che trasuda spiritualità ed aulicità da ogni fotogramma di Giardini in autunno. Quei luoghi in cui è bello (sof)fermarsi a parlare, fumare, bere, ritrovare vecchi amici e formarsene di nuovi, insomma quell’Eden dove tutto è concesso alla ragione umana, capace di moderare ogni istinto al fine di convivere serenamente con il prossimo. Questo sintomo, desiderio verso cui Iosseliani si distende, è reso riconoscibile dal cambiamento di tono che la sua pellicola assume, un viramento netto dei toni sarcastici ma austeri della prima parte, di ambiente lavorativo, a quelli coloriti e flessibili della seconda. Un mutamento sensibile delle tinte filmiche che rivela anche momenti di estremo lirismo estetico e notevole apertura interrazziale per quanto riguarda il messaggio suggestionato, come in una tra le ultime sequenze, dove Vincent e i suoi amici vanno a dormire sotto un ponte, insieme agli immigrati poco tempo prima sfrattati da casa sua. Ciò preannuncia una conclusione ideale e idealizzata nel tempo e nel cinema di maestro Iosseliani, che in quanto a saggezza può essere avvicinato solo a Manoel de Oliveira. Una rifinitura, postfazione che incornicia questo lavoro sopraffino, una lunga scena collocata nei giardini che attribuiscono il titolo al film, quelli d’autunno. In essi si sviluppa l’azione, dotata di estremo calore emotivo, proprio perché facenti da scenario della kermesse dei personaggi girovaghi nella pellicola, che ora vediamo convivere eternamente e felicemente insieme, in un florido ambiente ideale, sociale e socializzante.
Presentato in concorso alla I Festa del Cinema romana.

Già pubblicato qui
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La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 18-11-2006 15:01  
si, però Dumont fa schifo eh. ah.
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eh?

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 19-11-2006 10:04  
Il primo lungometraggio accreditato a Otar Iosseliani lo si data 1962: Avril. Sono i tempi della nouvelle vague, che il regista georgiano vive a migliaia di chilometri di distanza, il che non impediscono tuttavia che nel clima ribelle e rivoluzionario del cinema dei giovani turchi cresca e si formi. Tanto che, nel 1976, lasciando la madrepatria, Iosseliani sceglie proprio la Francia per continuare a girare.
Autore sicuramente difficile, poco noto al grande pubblico, ma amatissimo dalla critica, tanto da guadagnare nel corso degli anni ben un riconoscimento a Berlino, due a Cannes, e tre a Venezia, Iosseliani torna dietro la macchina da presa cinque anni dopo Lunedì mattina, film che si aggiudicò per l'appunto l'Orso d'Argento in terra tedesca.
Nel suo ritorno nelle sale (in concomitanza con un'altra kermesse festivaliera, questa volta quella di Roma), sceglie la cifra di un minimalismo un po' grottesco nel delineare la figura di un ministro, intuibilmente dell'economia o dell'agricoltura, nelle sue azioni quotidiane, che viene costretto a lasciare il potere e ritorna a vivere una sgangherata vita adolescenziale tra sigarette, birrerie e vecchie amanti.
Tutto nel film concorre all'offrire una prospettiva vetriolesca e mordace della realtà. Iosseliani fa ballare i suoi attori sul filo del nonsense, in una pazza corsa al riferimento più strano, alla situazione più assurda.
Non c'è gratuità nelle forzature dello script e della direzione attoriale, bensì tutto nell'opera concorre al messaggio che il suo autore vuole trasmettere. E sì, perché Giardini in autunno è inevitabilmente un film a tema, sul potere, sul suo ricaduto non tanto sociale e politico, ma su quello personale. "Il protagonista della nostra storia detiene il potere, è in una posizione invidiabile, ma viene cacciato… per sua fortuna. Siamo molto contenti per lui perché alla fine comincerà semplicemente a vivere", dice Iosseliani. Sta tutto in questa frase il senso che il regista ha voluto imprimere nel film.
La perdita del potere per il franco/georgiano corrisponde sì a perdita d'equilibrio, smarrimento di uno schema ordinatore all'interno del quale sistemare a puntino la propria vita. Ma il rovescio della medaglia è più brillante e prezioso: il gusto della e per la vita, il riconoscimento della preziosità dei rapporti umani, la spensieratezza di potersi fumare una Pall Mall in un giardino, in autunno ovviamente.
L'architettura del racconto si fa elemento portante del senso dell'opera. Il film scorre fluido, morbidamente pennellato da una macchina da presa che viene poco disturbata dai tagli del montaggio. L'occhio meccanico non va ad indagare fra le pieghe della scena, non ci offre particolari delle persone e delle cose. Non è un'indagine psicologica quello che interessa. Il film si eleva mantenendo un distacco dalla storia, e arrivando a parlare di amore, morte, potere, povertà, con una leggerezza sorprendente.
Il tutto è splendidamente visualizzato nel montaggio di due sequenze contrastanti. Nella prima il primo ministro maltratta la sua donna per le troppe spese. Nella seconda l'ormai ex ministro si bea di due note strimpellate al piano. Una dicotomia cercata, evidenziata brutalmente, che sarebbe stata una perfetta chiosa per il film.
Purtroppo Iosseliani si fa prendere la mano quel che basta per diventare didascalico negli ultimi venti minuti, trascinando avanti, seppur discretamente, un tema che, nel contrasto di quelle due sequenze, culmine paradigmatico di un percorso, non aveva più nulla da dire

già pubblicato qui
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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olibart

Reg.: 17 Gen 2006
Messaggi: 118
Da: Milano (MI)
Inviato: 24-11-2006 22:35  
quote:
In data 2006-11-18 15:01, NancyKid scrive:
si, però Dumont fa schifo eh. ah.



E anche il film non scherza.
Purtroppo ho avuto la malaugurata idea di spendere 6,70 euro per vederlo, in mancanza di meglio.
(L'offerta nei mesi natalizi è scandalosa, come tutti sappiamo.)

Mai mi sono così pentito di aver visto un (diciamo così) film.
E' il grado zero dell'umorismo, del pathos, dell'interesse nel suo senso più ampio.
Due ore di vuoto pneumatico mascherato da divertissement (pseudo)intellettuale.

Una trama scioccamente inverosimile, "narrata" (parola grossa) nel modo più piatto e scialbo che si possa immaginare.
Come direbbe qualcuno: ho visto un buon film. Ma non era (assolutamente) questo...

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olibart

Reg.: 17 Gen 2006
Messaggi: 118
Da: Milano (MI)
Inviato: 24-11-2006 22:47  
quote:
In data 2006-11-18 14:40, Cronenberg scrive: Iosseliani, che in quanto a saggezza può essere avvicinato solo a Manoel de Oliveira. qui



Sì, e anche come produzione (industriale) di noia distillata.




[ Questo messaggio è stato modificato da: olibart il 25-11-2006 alle 02:46 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 25-11-2006 14:50  
Fatico, fatico invero molto amico caro a riconoscere nelle tue parole il magico mondo di un grande poeta come Iosseliani.
Pur non avendo visto il film - anche confortato dalle due ottime penne che si sono espresse poco sopra al riguardo - non posso credere in una sola parola che dici.
Parli di gradi di umorismo e pathos a livello zero, ma sarebbe interessante ci dicessi quale sarebbe la tua personale scala di misurazione, se è stata tarata e certificata nel paese dove si fabbricano i sogni artifiali/indotti, oppure nelle luminoste logge dei palazzi in cui si celebra e si rinnova il rito della Bellezza e dell'Incanto. Della pura luce cinematografica.
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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olibart

Reg.: 17 Gen 2006
Messaggi: 118
Da: Milano (MI)
Inviato: 25-11-2006 21:52  
quote:
[i]
Parli di gradi di umorismo e pathos a livello zero, ma sarebbe interessante ci dicessi quale sarebbe la tua personale scala di misurazione, se è stata tarata e certificata nel paese dove si fabbricano i sogni artifiali/indotti, oppure nelle luminoste logge dei palazzi in cui si celebra e si rinnova il rito della Bellezza e dell'Incanto. Della pura luce cinematografica.



Come direbbe qualcuno: la seconda che hai detto...

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 25-11-2006 22:20  
quote:
In data 2006-11-25 21:52, olibart scrive:
quote:
[i]
Parli di gradi di umorismo e pathos a livello zero, ma sarebbe interessante ci dicessi quale sarebbe la tua personale scala di misurazione, se è stata tarata e certificata nel paese dove si fabbricano i sogni artifiali/indotti, oppure nelle luminoste logge dei palazzi in cui si celebra e si rinnova il rito della Bellezza e dell'Incanto. Della pura luce cinematografica.



Come direbbe qualcuno: la seconda che hai detto...



Dubito, se parli in tal modo, e non solo del suo ultimo film, di un grande regista immaginifico ed originale, perfino di de Oliveira...

La noia in certi casi è in chi guarda.

_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 25-11-2006 alle 22:28 ]

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 25-11-2006 22:33  
quote:
In data 2006-11-25 14:50, AlZayd scrive:
non posso credere in una sola parola che dici.

ma del resto come si fa a credere a chi dice che in questo periodo l'offerta è scandalosa?
_________________
Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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olibart

Reg.: 17 Gen 2006
Messaggi: 118
Da: Milano (MI)
Inviato: 25-11-2006 22:43  
[quote]In data 2006-11-25 22:20, AlZayd scrive:
[quote]In data 2006-11-25 21:52, olibart scrive:
quote:
[i]
quote]
Dubito, se parli in tal modo, e non solo del suo ultimo film, di un grande regista immaginifico ed originale, perfino di de Oliveira...

La noia in certi casi è in chi guarda.

_________________"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 25-11-2006 alle 22:28 ]



Chiedo umilmente perdono se mi sono permesso di parlare "in tal modo" di codesti riveritissimi personaggi.
Mi levo, se vuoi, il mio ideale cappello davanti a cotanto senno cinematografico (il tuo e il loro).
Ma, nel farlo, non riesco proprio a trattenere un colossale, interminabile sbadiglio.
P.S.
Non dimenticare che ho pur sempre versato il mio modesto obolo di euro 6,70 al signor Iosseliani.
Certo, non è granché come cifra.
Ma gli auguro di farne tesoro, perché molto difficilmente ne intascherà altri, dal sottoscritto.


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olibart

Reg.: 17 Gen 2006
Messaggi: 118
Da: Milano (MI)
Inviato: 25-11-2006 22:50  
[quote]In data 2006-11-25 22:33, sandrix81 scrive:
quote:
In data 2006-11-25 14:50, AlZayd scrive:[b credere a chi dice che in questo periodo l'offerta è scandalosa?



L'offerta cinematografica, nel periodo natalizio, è palesemente scandalosa.
Nei prossimi due mesi, due sale su tre saranno militarmente occupate dai Boldi, dai De Sica e dai soliti kolossal a cartoni animati, come tutti sappiamo.

Io abito a Milano (non a Roccacannuccia), e qui ci sono solo due cinema d'essai che, nelle prossime settimane, offriranno qualcosa di più e di meglio.
(L'anno scorso, per esempio, dicembre è stato il mese di Kurosawa.)

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 25-11-2006 23:13  
non voglio per forza insozzare il topic, mi perdonino gli altri, ma hai detto o no che l'offerta in questo periodo è scandalosa?
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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olibart

Reg.: 17 Gen 2006
Messaggi: 118
Da: Milano (MI)
Inviato: 25-11-2006 23:28  
quote:
In data 2006-11-25 23:13, sandrix81 scrive:
non voglio per forza insozzare il topic, mi perdonino gli altri, ma hai detto o no che l'offerta in questo periodo è scandalosa?



Ho parlato del periodo natalizio, certo.
E se a Milano, dove abito, l'offerta è così povera (solo due cinema d'essai veramente attivi), figuramoci in provincia.
Se uno vuole evitare i "panettoni" di Boldi e De Sica, non rimane certo granché da vedere.

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 25-11-2006 23:33  
visto la piega presa, sicuramente Iosseliani ne verrà soffocato.
Aprite un topic apposito per continuare il discorso, thanks
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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